giovedì 11 settembre 2014

FURBERIE LESSICALI

"Lèssico:
Il complesso dei vocaboli e delle locuzioni che costituiscono una lingua, o una parte di essa, o la lingua di uno scrittore, di una scuola, o di un qualsiasi parlante" (Treccani).

Negli ultimi mesi ho assistito, con animo sempre più sconfortato, al desolante dibattito sulla proposta di introdurre e regolamentare il cosiddetto "controsenso ciclabile", altrimenti spacciato da giornali, giornaletti e pennivendoli vari ed assortiti come "bici contromano".
L'apice dell'italica discussione è stato raggiunto in occasione di un certo numero di pseudo-sondaggi dal tenore cacciottar-pecoreccio balneare-con-brio, ai quali si sono affiancate fiumane di commenti un-tanto-al-chilo, palesemente improntate tanto alla più irrefrenabile facondia quanto alla più totale ignoranza di ciò di cui si andava dibattendo (intendo il fatto tecnico viabilistico, di ingegneria stradale: roba inizialmente seria, mica ciò che ne è poi stato).
La cosa più comica (per chi riesce ancora a scorgervi alcunché di ridanciano, beato lui) è che l'oggetto della proposta non è una rivoluzionaria innovazione mai sperimentata prima sulla faccia del pianeta, ma una buona pratica diffusissima all'estero e già ampiamente sfruttata per conferire linearità, percorribilità e maggiore scorrevolezza agli itinerari ciclabili urbani, evitando circumnavigazioni, peripli e aggiramenti che abbasserebbero sino a neutralizzarla l'efficacia della scelta a pedali.
Efficacia che, è sempre bene tenerlo a mente, in bicicletta risulta maggiore o tuttalpiù uguale di quanto non sia in automobile, se consideriamo la media chilometrica ottenuta negli spostamenti cittadini che avvengono entro i 5 km, ovvero la maggior parte.
Il fatto fondamentale è che quaggiù da noi non prende piede un concetto che altrove (cioè nei Paesi civili) è oggetto di accorta pianificazione: la moderazione del traffico e la disincentivazione dell'uso dell'automobile privata. Quaggiù schiere di automobilastri e loro manutengoli si stracciano le vesti invocando la lesa maestà ogniqualvolta si parli di limitare l'uso dell'autoveicolo privato. Altrove ci sono invece idee piuttosto chiare (e se ne vedono gli effetti tangibili, non sto esprimendo un'opinione) sul come programmare la civile convivenza di una comunità, offrendo valide alternative ad un forzato ab-uso dell'auto, spesso sconfinante in un'autentica schiavitù a quattro ruote.
A noialtri invece tocca inghiottire tonnellate di immondizia a mezzo stampa, con il risultato di avvitare il dibattito su sè stesso anzichè esplorarne i fatti, le opzioni, le conseguenze, e magari pure le opportunità.
A me, per sovrammercato, è toccato assistere al calembour finale dell'Onorevole Ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, incidentalmente proveniente dalla mia stessa città, che depone la pietra tombale sulla assennatissima proposta di cui sopra per ignoti motivi, immediatamente dopo il mio ritorno sul patrio suolo dopo due settimane in Norvegia.
Ho colà constatato come funziona il cosiddetto "controsenso ciclabile" o "bici contromano", locuzione fuorviante ammannita per mesi dai giornalettisti di casa nostra; avendone fatto uso intensivo, soprattutto a Oslo, sopravvivendo egregiamente senza nuocere al regolare flusso automobilistico (peraltro già regolare e ordinato di suo) in un Paese che vanta un dodicesimo della popolazione con una densità abitativa pari a un tredicesimo (i Norvegesi sono così pochi che neppure avrebbero bisogno di regolamentare il traffico). All'ennesima ripetizione del noto mantra ho cominciato a soffrire di orchite acuta, con insorgenza di aculei sulla schiena, artigli alle mani e pupille verticali, scoprendo quanto sia disonesto e ingannatorio già nella sua iniziale proposizione verso il pubblico.

Gli effetti collaterali di questa intossicazione si aggravano ulteriormente sapendo che TUTTO SI BASA SU UN GIOCO DI PAROLE, oscillante tra il furbissimo e il cialtronesco.
Furbissimo, perchè il lettore da bar o da ombrellone (che a mio modo di vedere costituisce la maggioranza, oggigiorno) non capisce di cosa si stia dibattendo e viene scientificamente indotto a immaginare quale conseguenza futura il riversarsi di un'ondata di cazzari perdigiorno in bicicletta che ostruisce il traffico pedalando in senso contrario alle auto, con grave sprezzo del pericolo e turbativa dell'ordine costituito.
Cialtronesco, per la sempre meno evidente volontà di elevare il dibattito partendo dai suoi partecipanti, mantenendone invece toni e contenuti al loro livello originario. Per l'appunto, il bar o l'ombrellone.

E dire che tutto partirebbe diversamente se una proposta del genere venisse definita - onestamente, direi - per ciò che in realtà è: 

ISTITUZIONE DEL "SENSO UNICO ECCETTO BICICLETTE".



Eppure - a volerlo spiegare - non è complicato: prendi una strada e la dividi in due corsie, esattamente come è già adesso.
In una metà le auto fluiscono in un solo senso, come è già adesso per i comunissimi sensi unici.
Nella metà rimanente (che non deve per forza essere larga uguale a quella delle auto, ma può anche essere più stretta) fai circolare le bici, in senso opposto o anche in entrambi i sensi. Per la parte ciclabile bastano meno di due metri, ma facciamo anche due metri tondi per chiarezza.
Nella proposta originaria erano incluse alcune precise condizioni tecniche per l'adozione di una tale misura: la strada avrebbe dovuto avere una certa larghezza minima, avrebbe dovuto essere vietata al transito di mezzi pesanti, il limite consentito per tutti avrebbe dovuto essere di 30 all'ora, etc. La valutazione di dettaglio sarebbe stata demandata ai competenti organismi presso le amministrazioni locali. Tutto regolato, secondo un preciso schema a salvaguardia della suddivisione degli spazi pubblici in tutta sicurezza. Già succede all'estero, perchè da noi no?



L'immondizia informativa di cui siamo invece nutriti ha fatto sì che si intossicasse un'opinione pubblica fuorviandola accuratamente e con congruo anticipo, sino a giungere ai più alti livelli ministeriali (che in Italia l'una e gli altri già non sono noti per lungimiranza e vastità cognitiva).
Mi è dato di dubitare che dalle parti dell'Illustre Dicastero non abbiano accuratamente valutato la proposta, per il semplice fatto che, se l'avessero almeno letta con un minimo di attenzione, l'avrebbero approvata. Sarebbe bastata una telefonata ai colleghi al Parlamento Europeo:

- Ciao, sono Maurizio, cortesemente mi daresti un'occhiata fuori dalla finestra? Mi descrivi cosa si vede? Sai, qui ci sono alcuni facinorosi che mi raccontano di uno stranissimo "senso unico eccetto bici" ..... Ah, c'è anche lì? Dagli anni settanta?......

Sarebbe così stato ridotto un pochettino di quel "gap" che ci separa dalle nazioni più evolute.