sabato 13 dicembre 2014

NORWAY COAST-2-COAST: SECONDE IMPRESSIONI

Dopo la pubblicazione del post sulle prime impressioni della Norvegia, ho ricevuto molte richieste di approfondimenti, soprattutto inerenti la logistica degli spostamenti interni e, ancora di più, i costi.

Mi sono allora reso conto di quante incognite comporti l'aspetto pecuniario in un Paese come la Norvegia, dal tenore di vita tanto stratosferico per i nostri standard quanto non istintivamente misurabile a causa della differente valuta.

Allo scopo di aiutare a comprendere come gira il fumo, specialmente per chi ha intenzione di seguire l'esempio, pubblico quindi col presente post un elenco di spese sostenute durante le due settimane del viaggio in Norvegia, concentrate sulle spese sostenute per mangiare, dormire, viaggiare, telefonare. Aggiungerò inoltre alcuni dettagli sui mezzi di trasporto.

SPESE & COSTI

In ordine cronologico:

Data                  Importo          Descrizione
19/08/2014       24,00               Bus navetta Rygge Moss-Oslo Busterminalen
19/08/2014       7,30                 Deposito bagagli stazione ferroviaria Oslo
19/08/2014       30,00               Acquisto SIM card MyCall con traffico prepagato
19/08/2014       24,33               Ekeberg Camping Oslo (1 notte)
20/08/2014       7,31                 Deposito bagagli a lungo termine stazione ferroviaria Oslo
20/08/2014       22,58               Spesa supermercato KIWI località Dragveien
20/08/2014       18,00               Camping Pikerfoss Kongsberg
21/08/2014       21,98               Spesa market area servizio STATOIL località Lampeland
22/08/2014       18,00               Camping Norefjord (1 notte)
22/08/2014       22,00               Spesa market JOKER località Norefjord
24/08/2014       36,80               Camping Geilo (2 notti)
24/08/2014       18,00               Ricarica Sim card MyCall
24/08/2014       12,15               Spesa market area servizio STATOIL località Geilo
25/08/2014       86,47               Ostello FINSEHYTTA località Finse
25/08/2014       17,79               Camping Flam (1 notte)
26/08/2014       21,44               Pranzo Flam
26/08/2014       41,71               Traghetto veloce Flam-Balestrand
26/08/2014       12,24               Camping HOV HYTTEGREND località Viksdalen
27/08/2014       30,63               Camping Forde (1 notte)
28/08/2014       21,85               Spesa supermercato SPAR località Hyllestad
29/08/2014       57,62               Traghetto veloce Rysjedalsvika-Bergen
29/08/2014       30,00               Cibo Bergen
29/08/2014       124,31             Biglietto treno notturno Bergen-Oslo
30/08/2014       57,00               Ekeberg Camping Oslo (3 notti)
30/08/2014       15,08               Cibo Oslo
31/08/2014       7,35                  Ingresso Museo navi vichinghe Oslo
31/08/2014       17,29                Cibo Oslo
01/09/2014       81,16                Deposito bagagli a lungo termine stazione ferroviaria Oslo
01/09/2014       16,96                Treno Oslo Busterminalen-Aeroporto Rygge Moss
01/09/2014       10,09                Cibo Aeroporto
01/09/2014       3,94                  Cibo Aeroporto
01/09/2014       4,92                  Cibo Aeroporto
02/09/2014       5,87                  Cibo Aeroporto

Tutto quanto sopra eccetto piccole dimenticanze di poco conto, o piccole spese trascurabili.

Innanzitutto c'è da dire che le spese per i campeggi in alcuni casi includono anche i servizi, ovvero lavatrici e asciugatrici, connessione elettrica ove disponibile, etc. In più bisogna calcolare che le docce, in praticamente tutti i camping, funzionano a monete da 5 NOK (NOrwegian Kroner). Mediamente i prezzi che ho pagato sono del tutto ragionevoli, se messi in relazione con il livello del servizio (vedi post precedente). Se invece ci spostiamo sul rifugio di montagna in cui ho dormito a Finse, beh, mi tolgo il cappello per pulizia, servizio e sostanziosità della cena, e i quattrini spesi sono valsi fino all'ultimo centesimo.

Per il cibo, credo di avere individuato un principio-base: la spesa al supermarket non costa molto, mentre i ristoranti e più in generale il cibo cucinato da altri (chioschi, snack-bar, etc.) è venduto a prezzi che posso anche essere URTICANTI. Come in tutte le cose, è sufficiente un pò di buonsenso (a patto che si tratti di condizioni "normali" e non ci si trovi in "emergenza glicemica": in tali condizioni è URGENTE ingurgitare di tutto e alla svelta, ma basta sapersi amministrare per evitarlo).

Per il telefono, ho scoperto all'arrivo che la mia SIM card italiana non era abilitata alle chiamate uscenti sulla rete norvegese. Ho dovuto quindi reinventare alla svelta un acquisto imprevisto di una SIM card internazionale: quella di maggior diffusione è la MyCall, con tariffe che mi sono sembrate ragionevoli per voce e traffico dati.

Per i trasporti ho invece pagato caro. I traghetti veloci che ho preso per passare da un lato all'altro del Sognefjord, e quello da Rysjedalsvika a Bergen, e in più il treno da Bergen a Oslo avevano dei prezzi niente affatto a buon mercato. Comodissimi, per carità, nulla da dire: il trasporto delle bici è consentito ovunque, i ferry consentono il pagamento a bordo anche in modalità elettronica (disponibile peraltro letteralmente ovunque), il bagagliaio dei treni rasenta il nitore, però la sensazione è che si facciano pagare assai profumatamente.

La sensazione generale conferma quanto descritto dalle guide turistiche sulla dispendiosità della Norvegia.

Io mi sono sottratto al salasso solamente perchè viaggiavo in bicicletta, attività che notoriamente insegna a ridurre all'essenziale i propri bisogni.




domenica 16 novembre 2014

NORWAY COAST-2-COAST: PRIME IMPRESSIONI

Credo sia passato un periodo di tempo congruo dalla fine del viaggio (circa due mesi) per far decantare i ricordi e scremare le prime impressioni avute, e poi rimaste.

Alla fine il viaggio è durato esattamente come pianificato, dal 19 Agosto al 02 Settembre. L'itinerario percorso, invece, ha subìto una variazione nel finale, come vedremo: Oslo, Kongsberg, Norefjord, Geilo (un giorno di sosta), Finse, Flåm (dove ho passato una notte perchè per mezz'ora ho perso l'unico battello della giornata), Førde, Camp. Birkeland, Bergen, ritorno in treno notturno a Oslo. In pratica sono riuscito a realizzare l'ultima variante che mi era saltata in mente poco prima di partire, descritta nel post sulla volata finale, e mostrata in questa mappa.

E' stato il primo viaggio privo di un diario scritto lungo il cammino: le giornate sono state così intense e impegnative da assorbire ogni risorsa mentale e di tempo, per gestire tutto e per affogare nei panorami visti. Ogni istante è stato declinato al presente indicativo, e non ha lasciato spazio, se non qualche scampolo, alla scrittura di appunti.

Nei primi giorni ho dovuto adattarmi un pò a causa del cattivo tempo. Dopo i primi tre giorni fatti con la pioggia, infatti, una volta arrivato a Geilo ho preferito anticipare il giorno di sosta che avevo previsto di fare in seguito per lasciar passare la coda di una perturbazione. La scelta ha pagato, e con gli interessi: la seconda settimana di viaggio, infatti, ho trovato condizioni meteorologiche semplicemente spettacolari, in pratica ho trovato in Norvegia quell'estate che in Italia non è mai decollata.....

Gli scenari, i paesaggi, i colpi d'occhio tra l'azzurro intenso del cielo ed il verde delle creste boscose riflesse sugli specchi d'acqua, ho vissuto giornate dall'impatto visivo notevolissimo.
Sia i fondovalle a vocazione agricola tra Oslo e Kongsberg, che le cime muschiose e torbose attraversate sulla Rallarvegen offrono scorci ad ogni sguardo. Non invidio chi, appassionato di fotografia, si dovesse trovare a percorrere lo stesso tragitto, e per poter avanzare a una velocità media dignitosa esser costretto a fare delle rinunce dolorose...
Ovunque c'è acqua: dolce, salata, rivoli, gocce, cascatelle, nevai, spioventi, fiumi, laghi, fiordi, ruscelli, ghiacciai, torrenti, nebbiolina. Il regno del punto triplo.
In pochi giorni mi sono talmente riempito gli occhi di bellezze paesaggistiche che, sul finire della seconda settimana e con l'incombere di una seconda perturbazione (stavolta il definitivo arrivo dell'autunno scandinavo), ero sazio. Ovvero, nei limiti del mio viaggio, non avrei avuto più nulla di nuovo da vedere lungo il cammino (che, anzi, con la pioggia sarebbe divenuta una specie di coazione a ripetere fine a sè stessa), e ho deciso di concentrarmi sulle città. Ho così "tagliato" gli ultimi due giorni che avevo pianificato di fare in bici, "accorciando" grazie al battello veloce che partendo da Flåm giunge a Bergen lungo il Sognefjord. Come risultato ho guadagnato un pomeriggio a Bergen e un weekend a Oslo.

Salita. Tanta, davvero tanta. La Norvegia, soprattutto lungo l'itinerario da me scelto, necessita della giusta attitudine mentale. Non va sottovalutata affatto: da un rapido calcolo fatto grazie a Google Earth al ritorno ho scoperto di avere accumulato in nove giorni di pedale netto circa 18.000 mt. Una media di 2.000 mt al giorno scalati, e sulla Rallarvegen anche su fondo per ampi tratti sconnesso o addirittura accidentato. Mai salite proibitive ma una continua sequenza di saliscendi: in Norvegia, vuoi per la nota sensibilità ambientale, vuoi per le difficoltà dovute al terreno prevalentemente roccioso, la viabilità ordinaria manca di infrastrutture che affrontino le altimetrie. Se il profilo del terreno sale, bene, la strada sale, e sali pure tu. No ponti, viadotti, scavi, tunnel a ogni piè sospinto, ma solo dove strettamente necessario. Dal punto di vista ciclistico è una pacchia, un continuo stimolo alla sfida e appagante alla fine, ma, lo ripeto, da non sottovalutare.
Alla questione altimetrica si affianca una questione etnografica: se chiedete a un Norvegese, uomo o donna non fa differenza, informazioni sul tracciato che vi apprestate ad affrontare su una bici carica di bagagli, invariabilmente la risposta sarà rassicurante e incline a descrivere una passeggiatina. Salvo scoprire, quando ormai è troppo tardi per cercare un'alternativa, che la "passeggiatina" si rivela un falsopiano al 7% senza accenno di tornanti, per 7 km. A me è successo TRE VOLTE, in differenti circostanze di luogo e di interlocutore (età e genere): troppe per essere un caso. E' che lassù vive gente tostissima: ovunque se ne notano tantissimi a correre per le strade, o in bici, o con i roller ski, o in giro per bricchi zaino in spalla. Per loro è così, cosa vuoi che sia: mandano il ragazzino a prendere il pane, dal lato opposto di un 7% per 7 km, in bici, e quello va e torna  pure in tempo per la cena.

L'orgoglio nazionale norvegese regna sovrano ovunque: il guidone con i colori nazionali svetta dappertutto, soprattutto nelle fattorie. Ogni casa possiede la propria asta portabandiera bianca con pomello sferico in cima: la presenza o meno del guidone issato indica se l'abitazione è rispettivamente occupata o meno. Adesivi, paccottiglia e merchandising assortito con i colori nazionali sono una delle caratteristiche del paesaggio urbano.

Ho sperimentato una notevolissima curiosità attorno ad un viaggiatore in bicicletta: sono stato avvicinato molte volte per sapere da dove venissi, dove andassi, di dove fossi. Una curiosità spontanea e aperta, gioviale e cortese, sana, quasi fanciullesca. In molti mi hanno chiesto il permesso di fotografare la bicicletta carica di bagagli, qualcuno si è addirittura interessato alla bandierina coi quattro mori montata sul portapacchi posteriore. Un signore, letteralmente spuntato fuori dal nulla in mezzo al cammino, riconoscendo la bandiera sarda si è lanciato in una dotta disquisizione sui differenti significati del mare per i Sardi e per i Norvegesi: la distruzione e la rovina per i primi (dal mare da sempre storicamente sono giunte invasioni e dominazioni straniere), la vita e la prosperità per i secondi (la pesca e l'industria petrolifera off-shore). In Italia tuttalpiù mi capitò di sentirmi domandare quale genere di colpa dovessi espiare, per imbarcarmi in una tale impresa....

Quanto alla scelta dei materiali per il viaggio, direi che ho sbagliato poco. La tenda nuova ha pienamente soddisfatto le aspettative, e così il resto. Forse in alcuni frangenti ero vestito troppo pesante, ma non potevo sapere prima quale spettacolo di clima avrei trovato.
La scelta dei materiali - in particolare l'equipaggiamento della bicicletta - ha pagato soprattutto per l'usura alla quale sono stati sottoposti, e alla quale hanno resistito egregiamente.
Specialmente i copertoni, usurati, vilipesi e insultati da dozzine di chilometri di pietraia:




























































Eccetto per il portapacchi anteriore che si è sganciato una volta per lato (la vite di tenuta si è lentamente svitata da sola a causa delle intense vibrazioni indotte dal fondo sconnesso della Rallarvegen), non ho avuto alcuna noia meccanica. Non una foratura, non un salto di catena, nulla. E questo nonostante il trasporto bici in aereo, modalità particolarmente critica (come ho già avuto modo di spiegare...). Prosegue così la fortunata sequenza dei miei viaggi in bici senza una noia....

Quanto alla qualità dei campeggi in Norvegia, dimenticatevi seduta stante i villaggi con animazione e spettacolino serale che infestano le nostre coste. Dimenticate l'acquagym, i giochi in spiaggia, gli annunci con l'altoparlante, le colonnine della corrente elettrica, la toilette riscaldata. Se molti dei campeggi nei quali ho pernottato fossero stati in Italia, dubito fortemente che avrebbero mai avuto il permesso dell'ASL ad aprire i battenti. Luoghi - a dire poco - spartani. Lì si manifesta il vero, originale e originario contatto con la natura, in quanto non vi è presenza alcuna di recinzioni, di illuminazione, a volte neppure di vialetti interni. I campeggi sono un enorme prato con una struttura più o meno al centro, che racchiude i servizi o definiti tali. Capita che la stessa casa in legno sia suddivisa con tramezzi per ricavare bagni uomini, bagni donne, lavabo piatti, cucina e lavanderia. Il tutto in venti metri quadrati. Intendiamoci, non manca nulla dell'essenziale: c'è di che lavarsi, fare i propri bisogni, cucinare, lavare i piatti e la biancheria (quest'ultima non dappertutto), ma tutto senza fronzoli, nulla di più che lo stretto indispensabile e strettamente funzionale allo scopo. Ad un italiano quadratico medio di oggi, per adattarsi ad un simile stile basico è fortemente necessaria una catarsi, una spoliazione interiore di tutto ciò che è strettamente inutile. Non è infatti scontato che si riesca neanche a trovare la corrente elettrica per ricaricare lo smartphone (traggggedia & raccccapriccio).

Per il resto, ça va sans dire, needless to say, neppure a dirlo, ordine e pulizia ovunque. E qui mi fermo per non scivolare nell'ovvio. Però una menzione speciale va allo stile di guida nordico: è davvero così come ce lo immaginiamo, prudente, soffice e rispettoso. Ripeto, mi fermo qua.

Seguirà il diario di viaggio (e speriamo di ricordarmi tutto.....)





sabato 4 ottobre 2014

L'OGGETTO PIU' ODIATO DAI MACROECONOMISTI (ovvero: la bici è nemica del PIL)

"Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow Jones né i successi del Paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.
Il PIL comprende l'inquinamento dell'aria, la pubblicità delle sigarette, le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine del fine settimana...
Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai bambini.
Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione e della gioia dei loro momenti di svago.
Non comprende la bellezza della nostra poesia e la solidità dei valori familiari.
Non tiene conto della giustizia dei nostri tribunali, né dell'equità dei rapporti fra noi.
Non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio né la nostra saggezza né la nostra conoscenza né la nostra compassione.

Misura tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta"

(Robert Kennedy - Discorso tenuto il 18 marzo 1968 alla Kansas University)




Nella sarabanda neoliberista che ogni giorno di più imperversa, aggredendo alla radice i più basilari fondamenti dell'esistenza umana (salute, istruzione, lavoro, dignità), spicca per frequenza di citazione sui media di ogni genere il cosiddetto PIL.
Questo è un indice macroeconomico di misurazione dei beni prodotti in un Paese destinati al consumo. Essendo macroeconomico, risponde appunto a leggi macroeconomiche e tiene in considerazione parametri macroeconomici.
In sintesi, c'entra poco, pochissimo se non un accidente con la realtà dei fatti quotidiani. E' infatti un indice puramente teorico.

Tale indice puramente teorico fuffa, però, presenta l'inquietante caratteristica di essere presa ASSAI sul serio dai nostri politicanti da strapazzo. E, spalleggiati dalla stampa che non vaglia più nulla ma si abbevera acriticamente dalle parole del capataz di turno, viene spacciata come un indice di ricchezza, al suo aumento corrisponderebbe - nella vulgata corrente - gioia e prosperità per tutti.
La palla micidiale risiede esattamente in questo aspetto: il PIL non misura la ridistribuzione della ricchezza, ma presuppone che se si produce tanto vuol dire che la domanda è forte.
Non ho bisogno di descrivere ulteriormente quanto questo concetto sia assieme finto e pericoloso, se associato a politiche nazionali.
Voglio però soffermarmi su un aspetto particolare: il PIL, essendo legato ai consumi (acquista, usa, getta via, comprane uno nuovo), esclude pratiche come il riuso, il riciclo, il baratto, la riparazione. E ancora di più è affossato dall'uso protratto.
Ora, l'uso protratto è quel tipo di utilizzo di un oggetto per molto tempo, senza che si avverta il bisogno di sostituirlo, ma solo limitandosi alla manutenzione periodica e alla sostituzione di componenti di tanto in tanto (ok, adesso intuite DOVE voglio andare a parare).
La dimostrazione più tipica del funzionamento della macchina tritatutto a base di PIL è la riparazione di un apparecchio elettronico: a chi non è mai successo di sentirsi rispondere "sarebbe così costoso ripararlo che conviene prenderne uno nuovo"?

Bene, data questa pesantissima premessa, e dato anche che se state leggendo questo blog non vi attendete di certo una ricetta di cucina, uno dei maggiori esempi di comportamento anti-PIL è l'uso della bicicletta al posto dell'automobile negli spostamenti quotidiani.

E' come la Kriptonite per Superman:
  • Non usi carburante;
  • Spendi poco per la manutenzione;
  • Non usuri il manto stradale: le strade durano di più e non occorre ripristinarle così spesso;
  • Ti ammali di meno: non spendi o spendi meno per i medicinali;
  • Non la cambi spesso: trattandola bene, è virtualmente eterna, eccetto la meccanica che è soggetta ad usura;
  • Risparmi quattrini, e magari ti viene in mente la bislacca idea di tenerteli;
  • ... e via dicendo.
La cosa singolare è che, nello stesso momenti in cui il PIL cola a picco per gli effetti sopra descritti, usando la bicicletta stai meglio come essere umano.

L'unica conclusione ammessa, a questo punto, è che non è la bicicletta ad essere nemica del PIL.

E' quest'ultimo ad essere nemico del genere umano.





venerdì 3 ottobre 2014

PAURA PREVENTIVA

Quello che mi ha impressionato di più è stato il sangue per terra.

Non avrei mai immaginato ne potesse uscire così tanto.

Eppure i soccorsi e l'aiuto sono arrivati subito, dalla gente che si trovava a passare in quel momento. Ciascuno ha dato un aiuto, chi ha offerto i fazzoletti per tamponare la ferita al naso, alla faccia e alla fronte, chi ha chiamato l'ambulanza, chi ha rimesso in piedi la bici dopo la caduta, chi ha tranquillizzato il cagnolino che si trovava sul cestino.

Non mi accorgo subito della berlina BMW di proporzioni enormi ferma sulla scena con le quattro frecce accese. Tutto fa credere che sia di uno dei buoni samaritani accorsi a prestare soccorso.

Questa è la scena alla quale ho assistito sopraggiungendo per caso durante un giretto in un primo pomeriggio estivo. Un signore anziano in difficoltà dopo una caduta dalla bicicletta, circondato di gente, con la sirena dell'ambulanza in arrivo.

Ciò che mi ha letteralmente lasciato di sasso è stata la spegazione dell'accaduto. Una roba che tuttora stento a credere.

A chi gli domandava insistentemente se fosse stato investito dall'auto, il signore anziano - forse egli stesso incredulo di una tale dinamica - spiegava di non esser stato neppure sfiorato dalla vettura. L'auto, però, gli ha messo paura arrivando veloce da una svolta, e allora, temendo di poter essere investito nonostante si trovasse su un sacrosanto attraversamento ciclopedonale, ha frenato bruscamente perdendo il controllo della bici e rovinando a terra.

"Se ne sentono così tante, di gente tirata sotto sulle strisce... Io ho visto la macchina arrivare veloce, ho frenato....", è stato l'ultimo brandello di spiegazione sentito prima di allontanarmi.

Da allora mi rendo conto che essere "utenza debole" della strada significa anche questo.

Significa essere vittime anche della semplice paura, indotta su base quotidiana dallo stillicidio di morti e feriti causati dai conducenti degli autoveicoli.

Significa spingere l'istinto di sopravvivenza degli "utenti deboli" a ritroso sempre più a monte, condizionandone pesantemente le abitudini: se prendi paura usando la bici allora non la usi più, oppure la usi ma con molta meno serenità e vivendolo come un momento di tensione; se prendi paura attraversando le strisce a piedi, e allora cominci a non uscire proprio più di casa. E' la paura preventiva che spegne i piaceri della vita come, ad esempio, passeggiare in bicicletta col tuo cagnolino.

Onestamente dubito che quello sfortunato signore girerà mai più un pedale: nel suo sguardo smarrito ho scorto una paura da cui non ci si libera così facilmente, soprattutto a quell'età.

Quel tipo di paura strisciante, pervasiva e subdola i cui effetti sono simili a quelli causati nelle popolazioni civili dagli atti di terrorismo.





giovedì 11 settembre 2014

FURBERIE LESSICALI

"Lèssico:
Il complesso dei vocaboli e delle locuzioni che costituiscono una lingua, o una parte di essa, o la lingua di uno scrittore, di una scuola, o di un qualsiasi parlante" (Treccani).

Negli ultimi mesi ho assistito, con animo sempre più sconfortato, al desolante dibattito sulla proposta di introdurre e regolamentare il cosiddetto "controsenso ciclabile", altrimenti spacciato da giornali, giornaletti e pennivendoli vari ed assortiti come "bici contromano".
L'apice dell'italica discussione è stato raggiunto in occasione di un certo numero di pseudo-sondaggi dal tenore cacciottar-pecoreccio balneare-con-brio, ai quali si sono affiancate fiumane di commenti un-tanto-al-chilo, palesemente improntate tanto alla più irrefrenabile facondia quanto alla più totale ignoranza di ciò di cui si andava dibattendo (intendo il fatto tecnico viabilistico, di ingegneria stradale: roba inizialmente seria, mica ciò che ne è poi stato).
La cosa più comica (per chi riesce ancora a scorgervi alcunché di ridanciano, beato lui) è che l'oggetto della proposta non è una rivoluzionaria innovazione mai sperimentata prima sulla faccia del pianeta, ma una buona pratica diffusissima all'estero e già ampiamente sfruttata per conferire linearità, percorribilità e maggiore scorrevolezza agli itinerari ciclabili urbani, evitando circumnavigazioni, peripli e aggiramenti che abbasserebbero sino a neutralizzarla l'efficacia della scelta a pedali.
Efficacia che, è sempre bene tenerlo a mente, in bicicletta risulta maggiore o tuttalpiù uguale di quanto non sia in automobile, se consideriamo la media chilometrica ottenuta negli spostamenti cittadini che avvengono entro i 5 km, ovvero la maggior parte.
Il fatto fondamentale è che quaggiù da noi non prende piede un concetto che altrove (cioè nei Paesi civili) è oggetto di accorta pianificazione: la moderazione del traffico e la disincentivazione dell'uso dell'automobile privata. Quaggiù schiere di automobilastri e loro manutengoli si stracciano le vesti invocando la lesa maestà ogniqualvolta si parli di limitare l'uso dell'autoveicolo privato. Altrove ci sono invece idee piuttosto chiare (e se ne vedono gli effetti tangibili, non sto esprimendo un'opinione) sul come programmare la civile convivenza di una comunità, offrendo valide alternative ad un forzato ab-uso dell'auto, spesso sconfinante in un'autentica schiavitù a quattro ruote.
A noialtri invece tocca inghiottire tonnellate di immondizia a mezzo stampa, con il risultato di avvitare il dibattito su sè stesso anzichè esplorarne i fatti, le opzioni, le conseguenze, e magari pure le opportunità.
A me, per sovrammercato, è toccato assistere al calembour finale dell'Onorevole Ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, incidentalmente proveniente dalla mia stessa città, che depone la pietra tombale sulla assennatissima proposta di cui sopra per ignoti motivi, immediatamente dopo il mio ritorno sul patrio suolo dopo due settimane in Norvegia.
Ho colà constatato come funziona il cosiddetto "controsenso ciclabile" o "bici contromano", locuzione fuorviante ammannita per mesi dai giornalettisti di casa nostra; avendone fatto uso intensivo, soprattutto a Oslo, sopravvivendo egregiamente senza nuocere al regolare flusso automobilistico (peraltro già regolare e ordinato di suo) in un Paese che vanta un dodicesimo della popolazione con una densità abitativa pari a un tredicesimo (i Norvegesi sono così pochi che neppure avrebbero bisogno di regolamentare il traffico). All'ennesima ripetizione del noto mantra ho cominciato a soffrire di orchite acuta, con insorgenza di aculei sulla schiena, artigli alle mani e pupille verticali, scoprendo quanto sia disonesto e ingannatorio già nella sua iniziale proposizione verso il pubblico.

Gli effetti collaterali di questa intossicazione si aggravano ulteriormente sapendo che TUTTO SI BASA SU UN GIOCO DI PAROLE, oscillante tra il furbissimo e il cialtronesco.
Furbissimo, perchè il lettore da bar o da ombrellone (che a mio modo di vedere costituisce la maggioranza, oggigiorno) non capisce di cosa si stia dibattendo e viene scientificamente indotto a immaginare quale conseguenza futura il riversarsi di un'ondata di cazzari perdigiorno in bicicletta che ostruisce il traffico pedalando in senso contrario alle auto, con grave sprezzo del pericolo e turbativa dell'ordine costituito.
Cialtronesco, per la sempre meno evidente volontà di elevare il dibattito partendo dai suoi partecipanti, mantenendone invece toni e contenuti al loro livello originario. Per l'appunto, il bar o l'ombrellone.

E dire che tutto partirebbe diversamente se una proposta del genere venisse definita - onestamente, direi - per ciò che in realtà è: 

ISTITUZIONE DEL "SENSO UNICO ECCETTO BICICLETTE".



Eppure - a volerlo spiegare - non è complicato: prendi una strada e la dividi in due corsie, esattamente come è già adesso.
In una metà le auto fluiscono in un solo senso, come è già adesso per i comunissimi sensi unici.
Nella metà rimanente (che non deve per forza essere larga uguale a quella delle auto, ma può anche essere più stretta) fai circolare le bici, in senso opposto o anche in entrambi i sensi. Per la parte ciclabile bastano meno di due metri, ma facciamo anche due metri tondi per chiarezza.
Nella proposta originaria erano incluse alcune precise condizioni tecniche per l'adozione di una tale misura: la strada avrebbe dovuto avere una certa larghezza minima, avrebbe dovuto essere vietata al transito di mezzi pesanti, il limite consentito per tutti avrebbe dovuto essere di 30 all'ora, etc. La valutazione di dettaglio sarebbe stata demandata ai competenti organismi presso le amministrazioni locali. Tutto regolato, secondo un preciso schema a salvaguardia della suddivisione degli spazi pubblici in tutta sicurezza. Già succede all'estero, perchè da noi no?



L'immondizia informativa di cui siamo invece nutriti ha fatto sì che si intossicasse un'opinione pubblica fuorviandola accuratamente e con congruo anticipo, sino a giungere ai più alti livelli ministeriali (che in Italia l'una e gli altri già non sono noti per lungimiranza e vastità cognitiva).
Mi è dato di dubitare che dalle parti dell'Illustre Dicastero non abbiano accuratamente valutato la proposta, per il semplice fatto che, se l'avessero almeno letta con un minimo di attenzione, l'avrebbero approvata. Sarebbe bastata una telefonata ai colleghi al Parlamento Europeo:

- Ciao, sono Maurizio, cortesemente mi daresti un'occhiata fuori dalla finestra? Mi descrivi cosa si vede? Sai, qui ci sono alcuni facinorosi che mi raccontano di uno stranissimo "senso unico eccetto bici" ..... Ah, c'è anche lì? Dagli anni settanta?......

Sarebbe così stato ridotto un pochettino di quel "gap" che ci separa dalle nazioni più evolute.





martedì 12 agosto 2014

NC2C (ovvero i preparativi per la Norway Coast to Coast): la volata finale.

Ecco, ci siamo quasi.


non avrei MAI pensato che organizzare un viaggio con trasporto bici in aereo potesse essere così complesso, ma pensandoci un poco alla volta tutti i tasselli sono andati al loro posto.

Inclusa una preziosissima ASSICURAZIONE DI VIAGGIO di una notissima compagnia bavarese che sponsorizza uno stadio di calcio....

Per "portarmi addosso" l'esperienza sono finalmente uscite le due magliette con il logo, fatte stampare dalla Decathlon di Rozzano:





Un grosso ringraziamento anche a Andrea Boni di Decathlon Rozzano per il supporto tecnico e per i suggerimenti.

Ieri sera con Luca Malossi abbiamo impacchettato la biga nel salotto di casa, e in un paio di orette abbondanti ne siamo venuti fuori:





E' stato un gran lavoro di fascette, pluriball e nastro di carta, il tutto infilato nel borsone portabici. Prima di chiudere ci ho fatto stare anche la tenda, le borse appiattite, la sacca con gli attrezzi per il viaggio più la sacca con gli attrezzi specifici per il rimontaggio e smontaggio.
Diciamo che ho fatto un pò di pratica, visto che la stessa operazione dovrò compierla due volte da solo alla stazione dei treni di Oslo, una in arrivo e l'altra in partenza....
Il borsone bici pesa non poco, e mi chiedo come farò a gestirlo assieme all'altro.
Mah....
Qualcosa mi inventerò, magari impietosendo gli astanti.....

Sto tenendo spasmodicamente d'occhio il meteo in Norvegia, e in questo preciso istante non pare essere proprio fantastico quanto le scorse settimane:


In pratica tra la Scozia e la Scandinavia c'è un ciclone atlantico che rotea, vortica e si avvita incessantemente da giorni fermo sullo stesso punto, generando perturbazioni in sequenza che vengono "sparate" sulla Norvegia.
Confido in un'evoluzione positiva da qui a una settimana, altrimenti sai che noia... (non sono esattamente certo di essere completamente in grado di affrontare il maltempo scandinavo, mi ci devo ancora applicare).

Staremo a vedere.




lunedì 11 agosto 2014

NC2C (ovvero i preparativi per la Norway Coast to Coast): i preparativi finali.

Dunque, alla fine il tragitto dovebbe essere questo:



corrispondente a questo:


Visualizza
Oslo-Bergen [Parte 1: Oslo-Flam] in una mappa di dimensioni maggiori


Visualizza
Oslo-Bergen [Parte 2: Flam-Bergen] in una mappa di dimensioni maggiori

In buona sostanza ho deciso di apportare un paio di modifiche all'itinerario inizialmente previsto:

  • Non mi fermo più un giorno intero a Finse per il giro sul ghiacciaio: in effetti sarebbe bello ma una cosa del genere necessita di equipaggiamento ed attrezzatura che nelle attuali condizioni si sposano male con un giro in bici (solo l'attrezzatura da ghiacciaio pesa un quintale, e io sto risicando ogni grammo); per non parlare poi della mutevolezza del clima a quelle quote e sul ghiaccio, che necessitano ulteriormente di vestiario voluminoso e PESANTE (non solo metaforicamente);
  • non mi fermo più neppure a Flam: una volta partito da Finse ho intenzione di scendere sul fiordo in tempo per l'UNICO traghetto giornaliero (alle 15.30) che lo attraversa sino al lato nord, a Balestrand; dopodichè saranno poche decine di km fino alla tappa del giorno;
  • ho studiato una variante che "taglia" Forde, collegando direttamente Hov Hyttegrend attraverso la cittadina di Sande; può essere utile, anche se ho già accertato per email che il locale campeggio CHIUDE PER FINE STAGIONE IL 17 AGOSTO!!!!!
  • oltre alla direttissima Forde-Birkeland, ho studiato una variante lungo ovest lungo il fiordo, che mi porterà ad affacciarmi direttamente sul Mare del Nord, anche se per per un breve tratto;
  • col tempo risparmiato potrò rimanere un giorno a Bergen; qualora dovesse piovere, posso sempre saltare sul treno notturno per tornare a Oslo (dove già prevedo una sosta di un giorno), per guadagnare tempo per il reimballaggio e rimpacchettamento di tutta la mercanzia per tornare in Italia.


Mi sono organizzato per far stampare una maglietta. L'idea iniziale del logo è mia, ma il tocco del maestro è del mio amico Michele Borghi:




































L'elenco del materiale è spuntato quasi del tutto:


Questo è quello che ne ho ottenuto, per adesso è fermo sui 14.6 kg sui 20 ammessi, con il 90% del materiale raccolto e impacchettato:




























Da stasera comincio a imballare la bici.
Seguiranno dettagli.



lunedì 28 luglio 2014

NC2C (ovvero i preparativi per la Norway Coast to Coast): ultime pennellate


Dunque, un poco alla volta ho ricominciato ad andare a lavoro in bici, nonostante le perplessità di ordine medico-sanitario. Le sensazioni sono più o meno ok (lo zebedeo destro ha ancora qualcosa da ridire quando scendo dal sellino, ma nulla di più).

La gamba c'è ancora, forse ci sarebbe bisogno di settare meglio la mente.



Ho portato la biga dal dottore, sempre sia lodata La Stazione Delle Biciclette.


Era necessario un ultimo controllo generale alla meccanica, ai freni, al tiraggio dei raggi, alla serie sterzo.

La catena infatti era andata, e di brutto. La cambiata era diventata una specie di roulette russa, una volta azionata la leva non sapevo mai quando sarebbe avvenuto il salto di pignone.
Anche il pacco pignoni era malandato, l'ho sostituito con un Shimano 11-28 con finitura Hyperglide al posto del vecchio 11-32 brunito (con la tripla davanti dovrebbe comunque andare bene) 
La serie sterzo era malmessa, e anche per causa mia: non ci si può inventare di sistemare le cose in balcone alle 23 col buio e senza avere bene idea di cosa maneggiare, col risultato di avere rimontato i componenti sovrapposti tra loro, accelerandone l'usura...

Ho deciso di sostituire la piega con una DEDA RHM01, più compatta e raccolta della precedente Ritchey: a causa delle mie manine piccole facevo fatica a raggiungere le leve.



L'ho guarnita con nastro Silva Forello, OVVIAMENTE di colore nero.

Già che c'ero ho fatto montare il portapacchi posteriore Tubus Logo Evo, che infatti avevo manomesso montandolo male.

L'effetto finale è questo:




Un ringraziamento di cuore lo voglio dare ai ragazzi della Stazione delle Biciclette di San Donato Milanese, e in particolare a Piergiorgio, per il preziosissimo supporto nella scelta e montaggio dei componenti (e qui ci metto anche la trasformazione dello scorso anno...). Grazie soprattutto per la pazienza, nei momento in cui la bottega era stracolma di gente...
Ragazzi vi devo una birra.

Per fare alcune prove su strada ho montato anche il portapacchi anteriore. Nei prossimi giorni ho intenzione di testare il completo assetto da viaggio, installando il ciclocomputer, il GPS, il bauletto al manubrio e le borse Ortlieb, giusto per saggiare il comportamento della biga (in particolare col manubrio strada).

Vi saprò dire.



martedì 24 giugno 2014

NC2C (ovvero i preparativi per la Norway Coast to Coast) - Parte 4

FONTI E MATERIALI


Risistemando tutti i files che ho accumulato per pianificare il viaggio, mi è venuto in mente di condividerli, perchè il materiale che ho raccolto o consultato su internet merita davvero una menzione speciale per ricchezza di informazioni.
Questo perchè, in un Paese che può vantare "solamente" fiordi, rocce, pareti scoscese e territorio impervio, dal fortissimo impatto scenico ma praticabile "au naturel" solo per poche settimane l'anno, e per il resto sono giacche, sciarpe e cappelli di pile, si sono indaffarati parecchio per valorizzare ogni possibile aspetto, angolino, attività.
Ogni contea, infatti, ha sviluppato un proprio sito internet che dialoga magnificamente in modo verticale con le risorse turistiche - pubbliche o private - presenti sul territorio.

Mi spiego con il primo esempio tirato a caso: il sito turistico della regione del Sognefjord elenca i link ai siti delle principali municipalità a vocazione turistica, oltrechè i link selezionati per attività di interesse. In più, denotando il limpido intento di fornire un servizio alla comunità e ai turisti stranieri, questi link sono elencati anche trattandosi di imprese private, senza conventicole o parrocchiette.

[AVVERTIMENTO: SIETE LIBERI DI SALTARE QUESTA PARTE.
E noi, invece, con lo splendore di territorio che sfacciatamente ci capita di calpestare, ce lo ricordiamo Cicciobello Rutelli nell'agghiacciante video implorare gli stranieri di visitare l'Italia?
Oppure l'esilarante sito istituzionale dell'Ente del Turismo che, se consultato in lingua inglese, regala perle da antologia del buonumore (chi può si vada a leggere la sezione "How to arrive": io mi sto ancora asciugando le lacrime dopo avere appreso dell'esistenza degli "air links", versione caciottar-pecoreccia dei "collegamenti aerei"... mortacciloro). Il buonumore cessa improvvisamente se qualcuno tenta di ottenere informazioni su come viaggare in treno+bici: il link a Trenitalia (O-R-R-O-R-E!!! Il nemico numero uno dei ciclisti in Italia!!!) non funziona e sembra che i ragazzi dell'Ente del Turismo ignorino l'esistenza di realtà come la FIAB oppure BICITALIA, che però, va detto, non offrono i propri siti tradotti (almeno) in inglese.

Vabbé, tralasciamo impietosi raffronti e domande retoriche, ché si rischia di vincere facile.

Fine della futile polemica "off topic".]

Ora, il materiale che ho raccolto o consultato per pianificare questo viaggio lo suddivido nelle seguenti categorie:
  • cartografia
  • baedeker
  • alloggi
  • diari di viaggio
  • meteo & clima
  • trasporti
  • altri strumenti online
Vediamo un pò.

Cartografia


Il punto di ingresso di ogni viaggio è, neppure a dirlo, Google Maps. Con le sue funzionalità consente già un primo livello di fantasia, ulteriormente incrementabile con la definizione di dettaglio sull'altimetria (funzione "rilievo"), oppure la vera e propria visualizzazione (funzione "street view"). Quest'ultima, personalmente, la uso con MOLTA moderazione, perchè il rischio certo è quello di "bruciare" il viaggio, e le sorprese che può offrire. Per contro, il grosso vantaggio è di poter prendere qualche riferimento visivo, talvolta indispensabile per risolvere passaggi complessi del viaggio.

Parente stretto (ma più abbiente) di Google Maps è Google Earth. Applicativo (un pò bulimico in termini di risorse hardware) da installare sul computer, regala la visione in 3D del terreno su immagini satellitari. Ingrandendo molto la visualizzazione, in zone coperte da rilievi satellitari ad alta definizione si ha un'ottima anteprima di ciò che si vedrà una volta lassù. Pertanto è da utilizzare con moderazione ancora maggiore (a rischio la sorpresa, e allora è meglio starsene a casa propria).

Tornando al classico, come supporto "analogico" ho scelto come miglior compromesso la mappa della Norvegia della Michelin, serie Carte Nazionali, nr. (11)752, con scala 1:1.250.000, già menzionata nella Parte 1. E' un pò grandina come scala, ma purtroppo le mappe cartacee della Norvegia scontano molto il fortissimo allungamento del suo territorio, e si verificano problemi di riproducibilità in volumi di carta ristretti e leggeri. Anche la risoluzione dei dettagli ne risente, ma in fondo la mappa cartacea è un "backup" del GPS (anche perchè, dato il clima piovoso della Scandinavia in estate, la carta presenta fortissimi limiti di utilizzo).

La vera chicca, però, l'ho trovata navigando per siti norvegesi. Si tratta di una delle guide cartografiche pubblicate dall'editore unipersonale (stupore et meraviglia) Castor Forlag, una raccolta di schede che descrive passo passo il tragitto da Drammen a Bergen, focalizzandosi sulla Rallarvegen.
Il titolare Knut Bjoraa, contattato personalmente su mia richiesta da un collega norvegese, percorre personalmente i tracciati di cui scrive, ne raccoglie tutti i dettagli salienti dal punto di vista di un viaggio a pedali, e li pubblica su supporti pregiatissimi. Il catalogo comprende svariati titoli, coprendo pressoché l'intera rete cicloviabilistica norvegese.
L'opera, in 18 schede, descrive con dettaglio 1:100.000, in Norvegese, Tedesco, Olandese e Inglese, quasi ogni curva. Ad esse si aggiungono 4 carte delle principali città attraversate. Per non lasciare nulla al caso, le schede sono plastificate: il risultato finale è una consistenza prossima a quella di un mazzo di carte da briscola lungamente rodato in un'osteria di paese (infatti l'intera raccolta di schede è PESANTISSIMA!!).
Infine, un volumetto esplicativo fornisce utili informazioni a carattere generale sulla nazione e sul territorio attraversato.
Il tragitto da me pianificato è però differente da quello descritto nell'opera, ad eccezione del segmento della Rallavegen, quindi le schede di mio interesse sono solo un numero ristretto. Il vantaggio è che posso estrarre quanto mi occorre e tralasciare il resto.

Per quanto riguarda la cartografia digitale, il caposaldo, la pietra miliare, la fortezza, insomma il riferimento unico e totale è Velomap. Si tratta di uno sviluppatore tedesco, che rielabora le mappe dell'atlante mondiale Openstreetmap e le "taglia" a misura di ciclista, con prevalente orientamento per il ciclismo su strada. Fratello gemello di Velomap è invece Openmtbmap, più specialistico sull'offroad e sui sentieri.
L'utilizzo di queste mappe è semplicissimo, nonchè gratuito: si può selezionare un Paese o un intero continente, comprese le isoipse, e si scarica il file. Quest'ultimo si può poi visualizzare, analizzare, arricchire con i POI personali mediante gli applicativi specifici. Io utilizzo il potentissimo Garmin MapSource, oppure il suo fratello scemo Garmin BaseCamp (meno potente, più grezzo graficamente e privo di alcune funzioni fondamentali, tipo la compilazione delle mappe a pacchetto per quadranti di interesse o la modifica delle rotte e delle tracce, ma in grado di condividerle in rete). Un altro applicativo opensource per giocare con mappe, tracce e rotte prima di inviarle al proprio dispositivo GPS è QLandkarte GT. Gratis, semplice, leggero come installazione.
Essendo basate sulla collaborazione diretta degli utenti, la definizione di dettaglio delle mappe è impressionante, soprattutto per gli esercizi commerciali e i trasporti. Anzi, una volta installate sul mio GPS devo sempre selezionare un livello di dettaglio inferiore (ce ne sono SEI), altrimenti la visualizzazione ne risulta rallentata specie nelle grandi scale.

Un'ulteriore fantastica alternativa online, sempre basata sulle mappe open source, è Norgeskart.

Per il comparto mobile, ho reperito un fantastico strumento di backup nelle mappe messe a disposizione sempre da Norgeskart, disponibili su Google Play. Questa applicazione, da scaricare in locale sullo smartphone, consente il download dei riquadri o "piastrelle" (tiles) di mappa che interessano, e di consultarli offline fino a cinque livelli di zoom. Con una scheda micro SD nel telefono si raggiunge la copertura completa del tracciato, ed ecco approntato un validissimo aiuto in caso di avaria del GPS.

Baedeker

Per farmi un'idea approfondita della Norvegia mi sono affidato a Lonely Planet e alla loro guida, acquistata di seconda mano su eBay.
Volume interessantissimo, completo e di facile consultazione, comprende anche ampi riferimenti al cicloviaggio. Ne ho tratto ampi spunti e dritte mica da ridere.

Sulla rete, invece, senza per questo ravvivare la polemica di cui sopra, è disponibile l'onnisciente sito dell'Ente del Turismo Novegese.
Detto semplicemente, c'è tutto, ma proprio tutto, compresa un'ampia sezione sul turismo in bicicletta. Proprio per non far mancare nulla, lo stesso sito mette a disposizione la propria guida in PDF, di più di 100 pagine. Non credo serva altro, bisogna leggere per crederlo.

Sempre sulla rete ho già menzionato i siti turistici delle contee, tipo:
Poi c'è anche GoNorway, altro utile tool.

E anche il turismo 2.0 con Virtualtourist.

Per non parlare poi di WikiTravel.....

Il problema, a quel punto, è diventato trovare il tempo per leggere tutto.....

Una chicca per iniziati l'ho trovata QUI: si tratta di un particolarissimo sito di cicloturismo tenuto da una coppia inglese. Con la collaborazione dei viaggiatori hanno messo su una mappa interattiva dei tunnels norvegesi, alcuni dei quali possono essere molto pericolosi se percorsi in bici. I tunnels sono censiti, elencati e classificati in ordine di pericolosità.
Il vero apice però lo raggiungono mettendo a disposizione il database in formato caricabile sul GPS. Io ne ho "tagliuzzato" il - voluminosissimo - contenuto, tenendo solo i POI che mi interessavano maggiormente. Ho così scoperto che sul mio cammino non incontrerò pressoché alcun tunnel, e i pochi sono classificati come sicuri (perchè brevi o bene illuminati, o entrambe le cose insieme).

Alloggi

Sfruttando i già citati Google Maps, Velomap, etc. ho cominciato a farmi un'idea delle tappe e di dove dormire. Ogni campeggio ha il proprio sito, dal più variopinto al più spartano.

L'unico catalogo che mi serviva, quello dei campeggi, l'ho trovato, bello e fatto in PDF, sul sito norvegese Camping.no. E' stato sufficiente, oltre ogni aspettativa.

Essendo io associato alla Hostelling International, l'organizzazione internazionale a cui fa riferimento in Italia la nostra Associazione Italiana Alberghi della Gioventù (AIG), è stato utile fare un giro anche sul relativo sito per trovare valide eventuali alternative, soprattutto a Oslo e Bergen. Queste alternative, però, le tengo di scorta in caso di tempo DAVVERO brutto...

Ad ogni buon conto, anche per quanto riguarda gli alloggi torna a far parlare di sè Google Maps. Infatti è stato sufficiente scandagliare il percorso alla ricerca della famosissima iconcina triangolare verde, per avere a portata di click indirizzi web, indirizzi email e tutte le informazioni su giorni/orari di apertura e servizi disponibili.

Una breve ricerca sul web mi ha consentito di reperire i POI per GPS contenenti l'intero database dei campeggi norvegesi. Anche questo l'ho dovuto ridimensionare notevolmente, soprattutto perchè la rete dei campeggi in Norvegia è estesissima, anche a latitudini impensabili per un cittadino originario delle coste mediterranee. Ho quindi sforbiciato parecchio tenendo i punti del mio tragitto principale, più una manciata di alternative valide.

Diari di viaggio

Come è noto, la nostra esistenza è troppo breve per riuscire a commettere tutti gli errori che ci servono ad imparare.
Seguendo quindi l'imperativo di imparare dalle esperienze degli altri mi sono tuffato in un bel pò di diari di viaggio.
La fonte principale è - neppure a dirlo - l'Associazione Italiana Il Cicloviaggiatore, che nell'apposita sezione del sito pubblica i diari dei soci.
E tanto mi è bastato....




[to be continued....]